Brescia

Chiesa di Sant'Afra
Anna Lombardi
Pubblicato il Pubbl. il 29.01.2023
Brescia Permanente
Nel Martirio di Sant’Afra, Paolo Veronese mette in scena una morte plateale. Afra accetta la sua fine, immobile ed estatica, mentre tutt’attorno si accalcano masse di uomini per osservare l’esecuzione, mentre la città di Brescia assiste al tormento di una delle sue prime martiri.
Nel pieno Cinquecento a Brescia si avverte un clima culturale vivo, attivo dove diversi cantieri cittadini cercano di accaparrarsi i dipinti più aggiornati provenienti da Venezia, uno fra tutti quello della chiesa di Sant’Afra (1). L’edificio sacro viene ricordato come una vera pinacoteca d’arte lagunare, dove oltre all’opera di Veronese si poteva osservare la pala d’altare del Tintoretto (2).
Oggi questa chiesa, gemma veneziana in terra bresciana non esiste più, il 2 marzo 1945 in piena guerra, un bombardamento distrusse l’edificio, di conseguenza la parrocchia di Sant’Afra fu trasferita nella vicina chiesa di Sant’Eufemia (3), da qui la denominazione Sant’Afra in Sant’Eufemia. Non solo la parrocchia ma anche alcune opere vennero spostate nella vicina Sant’Eufemia tra cui la pala del Martirio di Sant’Afra firmata da Paolo Veronese (4), pittore di Verona divenuto poi uno dei maggiori interpreti dell’arte veneziana del Cinquecento.
Il dipinto di notevoli dimensioni cattura rapidamente il nostro sguardo, la composizione è estremamente articolata con una gran quantità di figure che animano la scena del martirio. Sin da subito si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un maestoso teatro sacro e trionfale, definito da una raffinata e minuziosa descrizione dei particolari.
Afra, matrona bresciana del II secolo d.C., è il perno centrale della scena, il suo corpo offerto al martirio è ricoperto da preziosi abiti, si noti sia la veste decorata con motivo a fiori, ma soprattutto l’ampia cappa broccata d’oro che morbidamente si rimborsano sul patibolo grondante di sangue. La donna inondata di luce è pronta alla morte, come dimostrano il candido collo, impreziosito dal dettaglio della treccia bionda, offerto al boia, lo sguardo estatico verso il cielo e le braccia spalancate in segno di totale abbandono a Dio (5). L’elemento divino è qui presente nella coppia di angeli rosei e paffuti che dall’alto di un cielo nuvoloso, sta scendendo portando alla donna la corona di fiori e la palma del suo martirio. In contrasto con l’immobilità di Afra gli altri personaggi che la circondano sono rappresentati in un moto vitale: come i carnefici impegnati nel predisporre l’uccisione o l’anziano sacerdote pagano che cerca di indurla all’abiura (6). La concitazione non si limita agli uomini attorno al corpo della santa ma si amplifica a tutta la coralità umana accorsa per assistere alla scena, la calca sembra violentemente comprimere lo spazio attorno al palco, assetata ad assistere ad una morte pubblica.
Dettaglio dell'opera
L’atmosfera di morte e di violenza raggiunge il massimo grado nei dettagli in primo piano, dove il gusto teatrale di Veronese esplode partendo dal denso sangue che cola dal palco ligneo fino ai cadaveri decapitati tra cui emerge un volto barbuto con lo sguardo vitreo rivolto verso la direzione di chi osserva; un aneddoto riporta che questo sia un autoritratto del pittore (7).
La pala è da subito stata lodata dai contemporanei, sia per l’invenzione delle figure di grande naturalismo e realtà sia per la fusione del soggetto sacro con il preciso contesto urbano bresciano. Sullo sfondo si rivela un paesaggio cittadino, che in molti individuano nella zona fuori porta Cremona a Brescia, che chiude la scena alla destra della santa con un colonnato marmoreo che dà un solenne ritmo classico all’intera composizione (8).
Non solo il contesto ma anche il soggetto femminile è legato a Brescia, Afra fu una nobile convertita che per impedire l’uccisione dei fratelli nell’anfiteatro cittadino si fece il segno della croce, riuscendo così ad ammansire cinque tori, alla vista del prodigio migliaia di spettatori presenti si convertirono al cristianesimo. Afra venne poi denunciata e condannata a morte insieme alla sua serva (9).
Oggi la pala è giudicata opera tarda del Veronese, datata attorno al 1580, realizzata in collaborazione con la bottega, in particolare con il figlio Carletto Calliari, che può aver reso la sensazione di sovraffollamento del gruppo attorno al patibolo, così come l’accento dei particolari macabri. La mano esperta del Veronese interviene per rendere i bagliori raffinati dei ricchi tessuti, dei drappeggi e degli oggetti metallici e per aumentare il pathos della scena come nel gioco di contrasti tra la giovane bellezza elegante e sofisticata di Afra e la carnalità sanguigna del boia, possiamo quasi perderci nell’osservare il collo da cigno della donna in parallelo con il braccio nervoso e in tensione dell’uomo.
È quindi un Veronese maturo quello che realizza un quadro maestoso e cerimoniale, quasi una presentazione coreografica con la presenza di Brescia sullo sfondo che crea forti legami concettuali tra la città stessa e la vicenda dei suoi primi martiri. Il tutto è calato nel gusto veneziano cinquecentesco; quel senso dello spazio urbano come scena teatrale, ricca cerimonia ed evento corale che includeva spettatori sia come osservatori che come partecipanti (10).
1_Secondo una prassi edificatoria diffusa in città la chiesa di Sant’Afra era sorta sul luogo di uno dei primi cimiteri cristiani di Brescia, il cimitero di San Latino, accanto alla chiesa chiamata San Faustino ad Sanguinem, proprio perché lì erano stati martirizzati i santi Faustino e Giovita. Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia, p. 214
2_www.museodiffusobrescia.org/artworks/martirio-di-santafra/
3_Sul luogo del bombardamento dell’antica Sant’Afra venne poi ricostruita una nuova chiesa, l’attuale Sant’Angela Merici
4_Paolo Calliari detto il Veronese, Verona 1528 – Venezia 1588
5_ www.restituzioni.com/opere/santafra-sul-palco-prossima-a-essere-decapitata-fuori-porta-cremona-a-brescia
6_Ibidem
7_Averoldo racconta che il pittore vi avrebbe effigiato il proprio volto, non solo perché l’opera era considerata dagli intenditori tra le sue più preziose e meglio riuscite, ma anche perché allo stesso Veronese piaceva molto.
8_www.restituzioni.com/opere/santafra-sul-palco-prossima-a-essere-decapitata-fuori-porta-cremona-a-brescia
9_www.museodiffusobrescia.org/artworks/martirio-di-santafra/
10_Jonathan David Salvati, Veronese’s “martyrodom of Saint Justina”: The Promotion Of A Local Martyr Saint, https://digitalcommons.wayne.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1272&context=oa_theses