Museo Diocesano di Brescia

Nicolò Fiammetti

Pubblicato il Pubbl. il 08.02.2023

Brescia Permanente

Le icone del Museo Diocesano di Brescia

Tra Santi da invocare in tutte le disgrazie, cosmologie e opere d’arte portatili, le icone del Museo Diocesano rivelano codici di straordinaria contemporaneità

Immagini: L'occhio onniveggente di Dio, Divina Trinità o Trinità Neotestamentaria, Icona del Calendario dell'Anno

Icone monumentali da immaginare immerse nella penombra di una chiesa, icone pieghevoli da mettere sotto il braccio e portare con sé durante i viaggi, icone-calendario dove ogni giorno è contraddistinto dal suo Santo, icone che come fumetti raccontano storie lunghissime organizzate in strisce. E poi altre con decorazioni intrecciate, aggraziate, dai colori pastello affiancate ad esemplari che traducono la volta celeste in tondi stellati, richiamo di un’antica cosmologia.

 

Il 5 febbraio il Museo Diocesano di Brescia ha presentato un nuovo allestimento per la ricca collezione di icone sacre di provenienza russa esposte al suo interno. La collezione è organizzata in 6 sezioni tematiche, con soggetti più canonici che si alternano ad altri che, stilisticamente, definiremmo “popolari”. Nel percorso anche veri e propri pezzi unici, committenze di famiglie che indicavano all’iconografo i soggetti, i santi, le scene evangeliche a loro più care.

 

Nella tradizione Bizantino-Ortodossa, la scrittura dell’Icona Sacra si posizionava alla fine di un periodo di digiuno e preghiera da parte del monaco, che doveva prepararsi alla scrittura con una pratica di intensa meditazione. Si dice “scrivere” l’icona proprio perché la valenza spirituale di questi manufatti prevale su quella artistica: le icone sono delle preghiere, delle “finestre” verso la Rivelazione, per questo motivo si scrivono al pari di una preghiera da studiare e recitare.

 

Immagine: I giusti nel seno dei tre Patriarchi

Al Museo Diocesano è possibile osservare scritture molto diverse. Tra le più affascinanti, “L’occhio onniveggente di Dio”, un’icona non riconosciuta dalla Chiesa Ortodossa in quanto afferente alla tradizione dei cosiddetti “Vecchi Credenti”. Questi ultimi rifiutarono nel XVII la riforma del Patriarca Nikon e decisero di rimanere fedeli all’antico rito liturgico russo. La discrepanze tre le due tradizioni sono diverse, ma tra le differenze più sostanziali è da segnalare quella in ambito iconografico. Sulle icone dei Vecchi Credenti è infatti possibile riconoscere l’immagine di Dio Padre in forma antropomorfa, la sua figura viene quindi razionalizzata, come nel caso de “L’occhio onniveggente di Dio”, dove il Dio Padre viene pensato e tradotto attraverso i segni fisionomici di un volto. La nuova riforma del Patriarca Nikon vietava la rappresentazione figurativa del Dio Padre e portò alla persecuzione e uccisione di chi praticava nella scrittura delle Icone la resa antropomorfa di Dio.

 

La “Divinità trina o Trinità neotestamentaria” raffigura invece Padre, Figlio e Spirito Santo, alla presenza della Vergine, Giovanni il Precursore, i simboli degli evangelisti, due arcangeli e svariati angeli. La resa della volta celeste come un tondo stellato decorato con serafini fa risuonare l’icona ad una vibrazione cosmologica di forte contemporaneità.

 

O ancora, l’Icona del “Calendario dell’Anno”, dove ad ogni giorno corrisponde un Santo, o l’irriverente “Santi da invocare in tutte le disgrazie”, un esemplare che raccoglie vari santi da invocare in caso di malattie, problemi e disgrazie. Alle immagini dei santi sono alternate delle scritte: i loro nomi e le malattie o i problemi per i quali questi santi solitamente intercedono.

 

Il nuovo allestimento, curato dalla dott.ssa Irene Tirloni, è il frutto della ricerca effettuata dalla prof.ssa Emanuela Fogliadini, confluita nella pubblicazione “I tesori del sacro. Le icone del Museo diocesano di Brescia”. Il percorso è volto ad evidenziare le peculiarità iconografiche, teologiche ed estetiche delle icone, raggruppandole in 6 categorie tematiche in base ai soggetti riprodotti. Un nuovo percorso per il visitatore quindi, al contempo conoscitivo e contemplativo, in grado di esaltare lo straordinario valore di questa collezione.