Castello di Brescia

Davide Paoletti

Pubblicato il Pubbl. il 25.05.2023

Brescia Temporanea

Istinto di libertà. Gli animali di Davide Rivalta in Castello

Trentacinque anni dopo la chiusura dello Zoo, il Castello di Brescia torna a popolarsi di animali, stavolta liberi. I Sogni di Gloria di Davide Rivalta animano il colle Cidneo con quattordici enormi primati.

Ph: Alessandro Ulleri

Fino al 7 gennaio 2024

 

I desideri di conquista si ergono come gli animali stessi che invadono il parco del Castello di Brescia alla ricerca di spazi dove vivere la ritrovata libertà. Andrea Rivalta e Sogni di Gloria popolano il colle Cidneo con quattordici riproduzioni di primati, allargando a dismisura i recinti di pertinenza dell’oggetto scultoreo e del soggetto animale.

 

Forse erano fuggiti. Forse s’erano nascosti trentacinque anni fa, quando il giardino zoologico in Castello chiuse, e da allora abitano proprio le zone limitrofe. Qualcosa dev’essere certamente successo, perché da oggi sui prati e tra le pareti in pietra che delineano l’architettura della fortezza medievale è possibile incontrare scimpanzé, gorilla e persino un orangutan. È senz’altro insolito e affascinante scorgere questo nuovo tipo di avventori nelle aree verdi, ma nella scelta di questa location per la mostra en plein air di Rivalta sta il progetto portato avanti da qualche anno di valorizzazione del patrimonio cittadino attraverso l’arte contemporanea. La mostra, promossa da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e curata da Davide Ferri s’inserisce nella VII edizione di Meccaniche delle Meraviglie, la manifestazione bresciana volta a portare l’arte in luoghi solitamente chiusi al pubblico.

 

Il compito, questa volta, spetta a quattordici corpi scultorei in bronzo modellati su quelli degli animali reali incontrati dall’artista nei parchi zoologici, dove le creature vivono in cattività, costrette in un nuovo contesto che le priva di libertà e ledendo la loro dignità. Il percorso espositivo cui avvia dall’apice del Castello, il Piazzale della Mirabella, dove uno scimpanzé in posizione eretta, l’unica delle sculture in alluminio, volge lo sguardo verso la vallata e contempla il vasto spazio che ha appena conquistato. Forse si tratta solo, ancora, di un progetto ma è senz’altro un primo e straordinario risultato. Infatti, da poco più in giù, un orangutan guarda proprio verso l’alto, ammirando i primi risultati dell’altro primate. Gli occhi in vetro della creatura, inoltre, sono lo stesso grigio dello scimpanzé conquistatore, come se nelle sue pupille si riflettesse il colore del manto dell’amico che da poco lontano osserva. Condividono il sogno, anzi, i sogni, perché dopo la prigionia i desideri sono pressoché impossibili da quantificare.

 

Ciò che immediatamente colpisce è la superficie materica che le creature-sculture presentano: testimoniano il processo corporeo della loro realizzazione che vede lo stesso Rivalta percuotere e colpire il bozzetto dell’opera nel processo creativo. Un dialogo acceso quello tra il corpo dellìartista e quello materico della scultura che sta delineando, che non impedisce a quello dello spettatore di entrarvici a far parte. Un richiamo naturale lo spinge ad avvicinarsi e toccare le creature-sculture, invadendo lo spazio di pertinenza dell’opera e lasciando che l’opera faccia lo stesso con quello del nostro corpo. I segni che le mani di Rivalta lasciano sulla creta fresca delineano le pieghe del manto peloso di questi maestosi e affascinanti animali, che dalla loro mole monumentale, poco più grande rispetto alla loro dimensione reale suscitano sorpresa e stupore in chiunque li scorga con lo sguardo. Inoltre le sculture, grazie all’assenza di piedistallo, sembrano ergersi direttamente dal terreno, aumentando l’effetto di realismo dato dalla naturalezza dei loro posizioni. Paiono giocare ad Uno, Due Tre, Stai Là, come se fino all’istante prima in cui lo spettatore posi lo sguardo su di esse fossero state in movimento, nella costante rappresentazione del momento piuttosto che della staticità della scultura monumentale.

Davide Rivalta, Sogni di gloria, installation shot. Photo credit: Ela Bialkowska OKNO Studi

Proseguendo il percorso in discesa, nei pressi della Fossa dei Martiri, si incontrano poi degli scimpanzé che paiono meditabondi e riflessivi. Sembrano vivere un momento di placida quiete data anche la funzione del luogo in cui si trovano, dove nel 1849 vennero fucilati gli insorti delle X Giornate. Mentre nel Fossato Visconteo, di fronte all’ingresso del nuovo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia, si inseriscono perfettamente tra le pareti della fortezza in pietra dei maestosi gorilla dall’aspetto imponente e roccioso. Ciò che sorprende è lo straordinario dialogo che si viene a creare tra gli animali e le costruzioni antropiche sullo sfondo della loro collocazione: siamo lontani dall’avvertimento del contrario di origine Pirandelliana. Seppur la loro sistemazione sia senz’altro sorprendente nella fruizione quotidiana di un luogo come il colle Cidneo, non vi è il riso, al contrario, inizia una riflessione.

 

Si configura di fronte al fruitore l’ipotesi di un nuovo rapporto tra uomo e animale nell’era post- antropocentrica. La simbiosi tra i due è da sempre alla base dell’opera di Rivalta e quello che Sogni di Gloria riesce a fare è ripristinare l’antica convivenza stretta tra uomo e animale. I desideri del titolo non solo quelli di espansione del primate appena liberato, non è un’ingordigia irrefrenabile che, dopo il primo boccone di libertà, lo spinge a desiderarne di più. Entra in atto quella che è la vera natura dell’animale: per troppo tempo e ingiustamente imprigionato. Ed è pur vero che i primati in mostra recuperino la dignità perduta a causa dell’uomo, occupando quelli che sono i suoi spazi. Ma in fondo loro, su quel colle, così come nella foresta e sulla steppa, c’erano da ben prima di noi. Allora, forse, si stanno solo riappropriando di ciò che è loro da sempre.