MuSa Salò

Pinacoteca Tosio Martinengo
Nicolò Fiammetti
Pubblicato il Pubbl. il 27.01.2023
Brescia Temporanea
L’invenzione della Croce di Cariani non racconta una storia di creatività o di inventiva, ma la storia di un ritrovamento. In una Sacra Conversazione sperimentale, l’artista stravolge gli schemi del classicismo.
Fino al 6 giugno 2023, la Pinacoteca Tosio Martinengo ospita l’Invenzione della Croce, capolavoro di Giovanni Cariani datato 1530 e proveniente dall’Accademia Carrara di Bergamo. Il dipinto, nonostante l’equivoco che può derivare dal titolo, non racconta alcuna storia di creatività, di ideazione o inventiva. In questo senso, la Croce non è stata inventata. Con il termine “invenzione” ci si riferisce invece al ritrovamento della Vera Croce (dal latino “inventio”, “ritrovamento”) ad opera di Sant’Elena, madre dell’imperatore romano Costantino, durante il suo pellegrinaggio in Palestina nell’anno 327-328.
La donna, avendo individuato (dopo infinite preghiere e suppliche a Dio) il punto esatto dove la Santa Croce era sepolta, scavò fino a trovare la Croce di Cristo e quelle dei ladroni. Il dubbio fu immediato: quale Croce era la vera reliquia della passione del figlio e quali invece dei due compagni di martirio? Il nodo fu presto sciolto: insieme a Macario, vescovo di Gerusalemme, Elena si recò presso la casa di una donna molto malata. Facendole toccare il legno delle prime due non accade alcun miracolo. Al tocco della terza, la donna guarì improvvisamente, rivelando quale dei tre esemplari fosse la Santa reliquia.
Cariani costruisce la sua Sacra Conversazione attorno alla figura di Sant’Elena, riconoscibile dal suo ovvio attributo iconografico, la Croce. La Santa rivolge uno sguardo malinconico al Cristo Bambino, come a presagire la sua passione. Accanto a lei, la Maddalena, con i capelli sciolti e la veste annodata in vita. Completano la scena i Santi Alessandro (o Costantino), Francesco e Giovanni Battista, sulla sinistra, Maria Maddalena, Anna, Giuseppe (o Gioacchino) e Giovanni Evangelista, sulla destra. La scena è affollata, i personaggi giganteggiano e ingombrano in uno sfondo che solo dall’altura retrostante siamo in grado di identificare con la città di Bergamo.
Ciò che rende la composizione di questa Conversazione veramente atipica non è tanto l’ambientazione en plain air o la totale assenza di elementi architettonici, quanto la collocazione della Vergine, perfettamente di profilo, al margine sulla destra. In braccio a lei, il Bambino tende le mani verso le figure femminile a lui adiacenti. Di certo non è usuale vedere una scena dalle gerarchie così falsate. Le stesse vesti della Sant’Elena e di Maria Maddalena esibiscono un decoro ben più sfarzoso e brillante di quello riservato agli altri personaggi.
Dettaglio dell'opera
Il posizionamento della Vergine con il Bambino ai margini della scena, l’annullamento di qualsiasi rigore geometrico, la partecipazione affollata di figure disposte tutte sullo stesso livello hanno portato Enrico Maria dal Pozzolo (1997) a definire l’opera uno “strano lavoro, insieme sgangherato e modernissimo”.
Durante il suo soggiorno bergamasco infatti, Cariani, che veniva da Venezia, può intensificare la sua vena sperimentale lasciandosi ispirare dallo studio dei pittori locali. L’osservazione delle pale custodite tra Bergamo e Brescia portano alla sua tavolozza i toni terrosi tipici del rinascimento lombardo. La fitta folla di personaggi in primo piano ricorda inoltre i teatri popolari del Romanino, presente anche nelle fisionomie acuminate di alcuni volti (quello della Sant’Elena in primis), mentre il classicismo aulico che persevera nel volto della Vergine ricorda alcune splendide Madonne del Moretto.
In sintesi, questa pala che racconta di una Santa Croce trovata (e non inventata) è il simbolo di un modo veneziano di intendere la pittura lombarda. La malinconia dei personaggi fa eco al dialogo – per certi versi spietato – che intercorre tra Gesù Bambino e lo strumento della sua Passione, verso cui inconsciamente propende. Il risultato è un vero capolavoro che, tra il drammatico e il naturalistico, stravolge gli schemi compositivi tradizionali.
Orari:
Martedì – Domenica, dalle 10:00 alle 18:00