Museo Diocesano di Brescia

Musil
Davide Paoletti
Pubblicato il Pubbl. il 16.01.2023
Brescia Temporanea
La mostra Deposito d’arte tra Ferro, Fuoco e Meraviglia racconta il territorio bresciano attraverso i monumenti che lo costellano, le sculture che i suoi musei conservano e la laboriosità che contraddistingue i suoi abitanti.
Deposito d’arte tra Ferro, Fuoco e Meraviglia. Il titolo della mostra che ha da poco inaugurato al Musil (visitabile fino al 10 Dicembre) sintetizza in poche parole l’intero orizzonte concettuale in cui l’esposizione si ascrive. Se Ferro e Fuoco rimandano direttamente al luogo che ospita l’evento, ovvero il museo del ferro di San Bartolomeo, la meraviglia rinvia invece a Meccaniche (della Meraviglia), la manifestazione ventennale ideata da Albano Morandi volta a portare l’arte contemporanea in luoghi spesso inaccessibili del territorio bresciano. È proprio in occasione della quattordicesima edizione della rassegna culturale che l’idea di fondo per “Deposito d’Arte” ha iniziato ad essere discussa da Morandi e Pescador. Qui, il loro comune interesse verso quel sapere artigiano offre modalità di lettura della cultura visiva territoriale, spesso nascosta per abitudine o sobrietà, che la mostra intende omaggiare.
Nella composizione in apertura, firmata da Pescador, è possibile ritrovare subito immagini molto connotate nello scenario emotivo di chi abita da tempo il territorio bresciano. Tra le “icone” presenti ci sono fotografie delle mole, le grosse pietre circolari adibite alla molatura degli oggetti in ferro, poste accanto ai mosaici di Santa Giulia e il tempio di Minerva a Cividate Camuno. Persino il nodo di Salomone, ritrovato tra i graffiti della Val Camonica, compare in questa così come nelle altre composizioni di Pescador, a testimoniare il profondo lavoro di ricerca compiuto dall’artista per conoscere la città che la sta ospitando.
La pratica artistica di Lucia Pescador, attraverso l’Inventario del Secolo Scorso con la Mano Sinistra, allunga a dismisura lo strascico dell’abito del Novecento portando quell’attenzione per la materialità nell’epoca digitale. Inventariando utensili e oggetti quotidiani raccoglie anche le storie, le memorie di chi li ha posseduti per un po’, perché Lucia colleziona oggetti in primis per carpire i ricordi di chi li accompagnati. Quando l’abbiamo incontrata a Marzo in occasione del suo show a APALAZZOGALLERY Pescador si era definita ospite del ventunesimo secolo, dove prosegue innestando i frammenti della cultura novecentesca.
Ph: Federica Scolari
Anche Albano Morandi raccoglie, conserva e rielabora vecchie cornici, scatole di legno e quadernetti con la stessa pietas di Pescador; strappando questi oggetti destinati a scomparire dalla loro dimensione giornaliera dona loro una nuova vita, quella eterna dell’arte. Nei Gesti Quotidiani di Morandi permane la riconoscibilità degli oggetti recuperati data dalla loro forma, ma lo spettatore li ritrova svuotati dall’abituale funzione.
Questa ampia serie di lavori, organizzati in composizioni più o meno ampie, accompagna la pratica artistica di Morandi in maniera similare all’inventario del Novecento di Pescador. I due artisti d’altronde condividono la stessa sensibilità operativa e un Deposito d’Arte sembra sintetizzare al meglio quello che è il loro modus operandi creativo.
Quello che Lucia Pescador tenta di fare è salvare la memoria della cultura del secolo scorso, quella alta dei padri putativi come Malevich e Benjamin ma anche quella bassa, fatta di fumetti come Topolino e Paperino. Colleziona, fotografa, disegna e ricopia ogni cosa che cattura il suo interesse, ma facendolo con la mano sinistra si allontana dal gioco dell’imitazione e finisce per interpretare e omaggiare.
Le carte, recuperate, costituiscono la base delle tele e le copertine dei libri sono sovrapposte da inserti, da pellicole fotografiche rimaneggiate che si stratificano come la memoria stessa. Pescador gioca sullo spirito del lavoro stesso, indipendente dalla voce a cui esso possa in origine appartenere. Nelle grandi e riconoscibili composizioni paretali come quella al secondo piano della mostra, opere geometriche condividono lo spazio con lavori di anonimi raccolti con la pietas caratteristica dell’artista nelle sue lunghe frequentazioni di mercatini. Il montaggio non è mai gerarchico, le voci soliste si faranno sempre sentire, ma è l’equilibrio del coro che interessa a Pescador.
Affascinanti sono le liason che si innestano tra le opere d’arte in mostra e gli utensili della lavorazione del ferro che il museo espone. Sembra così che ogni composizione possa proseguire, da un piano all’altro, come se quegli strumenti di lavoro approfondissero i racconti di Morandi e Pescador. Poco importa, alla fine, se queste composizioni, come le collezioni domestiche da cui molte parti provengono, verranno un giorno separate: la realtà modifica, loro vengono smembrate e vanno a crearsi nuove relazioni che mai si sarebbero immaginate. D’altronde, come ripete Pescador stessa: le cose si disfano, poi, pian piano risorgono e vengono ricostruite in altro modo, altrove.
La mostra è organizzata da Musil, A Palazzo Gallery e Meccaniche della Meraviglia ed è visitabile fino al 10 Dicembre.
Per informazioni: Tel. +39 340 60 86 855 sanbartolomeo@musilbrescia.it