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Museo di Santa Giulia
Redazione
Pubblicato il Pubbl. il 13.02.2023
Brescia Temporanea
Fondazione Brescia Musei inaugura l’anno di Giacomo Ceruti con la più importante mostra mai dedicata al pittore lombardo, all’interno del programma di Capitale Italiana della Cultura 2023.
Dal 14 febbraio al 28 maggio
Orari: martedì – domenica dalle 10.00 alle 18.00. aperto lunedì 10 aprile, 25 aprile e 1° maggio 2023
Originale interprete della sua epoca e attualissimo messaggero di umanità, capace di dare forma alle contraddizioni del suo tempo e di ricordarci, così da vicino, le nostre, Ceruti dimostra in ogni opera la propria modernità, coinvolgendo il pubblico con forza empatica. Ceruti parla una lingua attuale che, a trecento anni di distanza, comprendiamo immediatamente e che, anche negli apparenti contrasti, subito ce lo fa riconoscere come un maestro di realismo.
Pittore degli ultimi così come raffinato interprete dell’aristocrazia, capace di variare dall’umanità sofferente a intonazioni serene, da scene di povertà fino alle più aggiornate e raffinate tendenze dell’arte europea, Ceruti merita, a più di 35 anni dall’ultima retrospettiva, una nuova lettura, che ne restituisca la fisionomia di artista eclettico e complesso, il “pittore più avventuroso del Settecento”. Con oltre 100 opere, 60 di Ceruti a confronto con 40 dipinti di autori precedenti o a lui contemporanei, provenienti da musei italiani e internazionali e da collezioni private, l’esposizione offre una visione inedita e finalmente completa. Non più Pitocchetto dunque ma: Giacomo Ceruti, pittore europeo.
Una mostra necessaria che porta ora Ceruti, per la prima volta, fuori dai confini nazionali grazie alla collaborazione con Getty Museum e al proseguimento del progetto, dal 18 luglio 2023, a Los Angeles con il titolo The Compassionate Eye e la cura di Davide Gasparotto. Una mostra dovuta alla luce delle scoperte maturate in oltre trent’anni di studi intensi, delle nuove attribuzioni e della revisione di alcune valutazioni passate: tutto questo ha permesso una revisione pressoché definitiva dell’artista e della sua carriera. Un progetto scientifico che dimostra, una volta di più, che la storia dell’arte è una materia viva capace di evolvere, aggiornandosi. Nel lungo periodo di tempo intercorso dall’ultima esposizione (1987), la conoscenza del pittore si è infatti arricchita, arrivando a cambiare la percezione e la valutazione del suo lavoro e allargando i confini critici della sua figura, da pittore della realtà ad artista interprete delle tendenze europee.
L’esposizione dimostra, in modo inequivocabile, che il soprannome Pitocchetto (peraltro di origine incerta) non può certo più bastare nella narrazione di un artista ben più complesso, che certamente parte dall’attenzione – peraltro attualissima – verso gli ultimi, verso la fragilità umana còlta in tutta la sua dignità, ma che poi allarga il proprio ambito di azione verso la ritrattistica mondana, la sacra conversazione, le scene pastorali, assumendo lungo gli anni toni sempre più eleganti e spigliati, consapevoli di influenze internazionali varie e aggiornate. Non più Pitocchetto dunque ma Giacomo Ceruti: pittore degli stracci così come ritrattista della nobiltà, attento ai poveri e alla loro rispettabilità così come alle atmosfere distese; interprete capace di allargare i propri rimandi iconografici da un unico tema verso un’ampiezza di vedute, vocato alla realistica lombarda tanto quanto precorritore delle esperienze naturalistiche europee. Un percorso di scoperta e di circolarità che restituisce, doverosamente, un’evoluzione complessa.