Museo Diocesano di Brescia

Palazzo Monti
Redazione
Pubblicato il Pubbl. il 22.05.2023
Brescia Temporanea
Fino al 18 giugno, Palazzo Monti ospita la personale di Natalia González Martín. La mostra presenta nuove opere dell’artista realizzate durante la sua residenza, insieme a nuovi lavori su carta provenienti dal suo studio di Londra.
Fino al 18 giugno
A cura di Edoardi Monti
Cos’è l’Arte, se non l’espressione di idee ed emozioni attraverso un mezzo fisico? Ebbene, Natalia González Martín (1995, Madrid) ci aiuta a cogliere questo concetto semplice ma significativo con una pratica tanto contemporanea quanto radicata nel passato. Per la prima mostra personale dell’artista in Italia, presenta una serie di opere su tavola e carta. A differenza di molti colleghi pittori figurativi, non esploriamo la storia autobiografica dell’artista, le sue relazioni, le sue emozioni, bensì ci immergiamo in un patrimonio culturale condiviso, nella storia dell’arte e nei codici morali, tutti applicati al proprio corpo fisico, che lei raramente dipinge per intero, scegliendo invece il dettaglio. Proprio come un giornalista scrive un testo basato sulla trascrizione di una registrazione audio, González Martín ricerca il passato, cercando elementi e messaggi da ricreare, scoprendo somiglianze tra ciò che era e ciò che è, tracciando una linea che trascende lo spazio e ci connette con un’altra era. Corpi femminili nudi e dettagli intimi sembrano vivere in una linea temporale sospesa: come possiamo collocarli in un momento e in un tempo specifici, con pochi o nessun vestito, accessorio o architettura attorno a loro? Eppure González Martín non nasconde l’origine della sua ricerca: bentornati nel Medioevo. È, infatti, il contenuto che troviamo nell’arte medievale, sia religiosa che non, che consente all’artista di esplorare i corpi delle donne e la loro sessualità, una forte narrativa cattolica e i concetti di Santi e dei loro riconoscimenti, senza una narrativa lineare prepotente . I soggetti che ammiriamo sono il risultato di un collage di persone reali, trovate in opere d’arte esistenti, e caratteristiche ideali che emergono nella mente di González Martín durante il processo di ricerca. Attingendo da musei e chiese di Brescia, Milano e Padova, ci troviamo di fronte al risultato di una contaminazione incrociata, manifestata particolarmente nell’uso piuttosto raro di spesse tavole di legno, prese in prestito dalle qualità formali delle icone, e dell’olio: la tecnica per eccellenza che ci riporta all’origine della pittura ad olio. Non c’è alcun disegno preparatorio dietro l’immagine tracciata sul materiale solido, il risultato di un processo di ritaglio e modifica virtuale che accade con naturalezza a González Martín, supportato da un archivio infinito di immagini e foto accumulate nel tempo. L’artista crea infatti la sua collezione privata di dipinti, creando e ricreando. Infine, l’elemento ligneo ci aiuta a percepire l’opera d’arte più come un oggetto, allontanandoci così dall’idea formale di un dipinto, giustificando l’esistenza del messaggio cucito nell’immagine. Eppure ci troviamo di fronte a una contraddizione: come si può percepire come utilitaristico un oggetto del genere? A prima vista potremmo paragonare l’approccio formale alle immagini di González Martín con il concetto di ‘horror vacui’: raramente c’è un punto vuoto, tutti i dettagli sono curati con assoluta precisione, osserviamo ritagli fitti di corpi nudi che evidenziano un singolo messaggio trovato all’interno di un messaggio più ampio, ma rimane spazio per l’interpretazione. Cosa si nasconde intorno a questi dettagli, come immaginiamo il resto del corpo del soggetto? Nulla è lasciato al caso, osserviamo ritratti di emozioni piuttosto che ritratti di persone. C’è una tenera intimità nelle piccole dimensioni delle opere, che ci invita ad avviPalazzo Monti Piazza Tebaldo Brusato 22 Brescia ciao@palazzomonti.org +39 349 546 0798 cinarci all’immagine e ad esplorarne i tanti dettagli. La nudità non è mai volgare né sessuale, ma piuttosto sensuale e delicata. Non c’è spazio per le distrazioni, possiamo concentrarci sulla pura essenza del corpo e dei suoi messaggi. Solo a volte González Martín decide di strizzarci l’occhio, inserendo con cura alcuni dettagli delicati che catapultano i soggetti in un contesto contemporaneo. Ad esempio, il segno di un bikini sull’abbronzatura. Non abbiamo scoperto alcuni affreschi con donne in bikini in una domus romana, a Pompei? Ancora una volta, è difficile posizionare le immagini in una sequenza temporale specifica. Non dovremmo considerare i disegni come attività preparatorie o progetti incompiuti. Hanno una vita propria, sono necessari per esprimere le idee più velocemente e spesso l’ispirazione dietro ognuno di loro viene da una fonte diversa. La matita colorata su carta avorio aiuta a manifestare un’immaginazione più libera e diversa. I titoli delle opere arrivano tutti insieme, alla fine di ogni corpus di lavori: il collante che crea un racconto, un mezzo che dà un’altra narrazione senza cambiare visivamente il dipinto. Il testo, ripreso dagli scritti della letteratura e dalla poesia, ci aiuta a infondere nuova luce al messaggio. González Martín ci prende per mano e ci accompagna nella sezione dei dipinti dimenticati del nostro museo preferito, celebrando il passato e il presente, permettendo a chi vivrà nel futuro di godere di uno scorcio dei nostri ricordi più veri e intimi.