MuSa Salò

Vittoriale degli Italiani
Nicola Baroni
Pubblicato il Pubbl. il 02.11.2022
Brescia Temporanea
Franco Rinaldi ha lavorato con la poetessa milanese più famosa del secolo scorso e si è fatto ispirare dal Vate. Conciliando gli opposti nella sua arte. Una mostra al Vittoriale.
Fino al 28 febbraio 2023
Difficile immaginare poeti più distanti di Alda Merini e Gabriele D’Annunzio: i versi crudi e sentimentali della prima e quelli estetizzanti e musicali del secondo. Le parole semplici del quotidiano e quelle auliche e ricercate. La posa umana trasandata e disinteressata e quella sempre compiaciuta e scattante. Polarità apparentemente opposte e inconciliabili. Eppure Franco Rinaldi è riuscito a farsi amare dalla prima e ispirare dal secondo: sue le illustrazioni di molte raccolte di Alda Merini e sue le opere – ispirate alle poesie del Vate – protagoniste della personale “Poetica. Le immagini nella poesia – La poesia per immagini”, fino al 28 febbraio 2023 a Villa Mirabella (Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera).
In mostra anche molti libri d’artista e di poesia realizzati con le case editrici Pulcinoelefante e L’Obliquo: uno dei filoni più prolifici della produzione di Rinaldi. Nel 1992 la sua serigrafia per il libro Imitazione di Attilio Lolini (L’Obliquo, 1989) entrava nel catalogo della mostra “The Artist And The Book In Twentieth-Century Italy” al Moma di New York.
Quattro anni dopo, all’inaugurazione di una mostra di sue serigrafie alla biblioteca Sormani di Milano, Rinaldi si trovò davanti la poetessa italiana più nota al grande pubblico – Alda Merini: «Si presentò da sola, guardò tutte le opere, si girò verso di me e disse: “Ho un libro per la cui copertina non trovo l’immagine adatta”. Mi chiese di mandarle alcune immagini e lo feci, senza molte speranze», racconta Rinaldi. Invece, qualche settimana dopo lo chiamarono dalla casa editrice Bompiani: la raccolta di pensieri La vita facile avrebbe avuto il suo La condanna in copertina. A sinistra una testa d’uccello con piume che sembrano un’armatura, a destra un volto umano scultoreo, tra lo sgomento e la paura. La stessa linea a collegare i profili delle due figure, gli stessi occhi per l’animale e l’umano. Tutt’altro che facile sembrava la vita disegnata da Rinaldi e descritta da Merini: “Ho pensato che gli angeli non hanno desiderio, ma vogliono curiosamente abitare negli uomini e capire come essi vivono e come giocano all’amore e come vanno a scuola per imparare a morire”.
Crediti: Rinaldi Franco
Sessantotto anni, originario di Bagnolo Mella, Rinaldi da una vita crea mondi tra il metafisico e il surreale, pieni di lacrime, montagne, occhi privi di volti, paesaggi fluidi e impalcature geometriche. Ogni opera un enigma, un farsi sopraffare dalle visioni senza volerle spiegare.
Scrisse di lui Alda Merini: “Belle, strategiche, felici le composizioni di Franco Rinaldi; praticamente incomprensibili. Ma se l’arte non si sottraesse alla curiosità sospetta non sarebbe vera arte. C’è il rito e la simbologia, il canto e la penetrazione ideale e l’incubo magistrale del sogno. C’è la traccia del vissuto, il segno sanscrito della memoria e il silenzio orribile e felice dopo una grande fatica”.
Un fascino per l’enigma e l’esplorazione antidogmatica dell’interiorità che fece dire allo storico dell’arte e collezionista – protagonista del Surrealismo – Arturo Schwarz: Ritrovo nell’opera di Rinaldi due esigenze espresse da André Breton nel primo manifesto del Surrealismo, che sono per me tuttora più valide che mai. La prima è che un artista che meriti questo nome non abbia più bisogno di cercarsi un modello esteriore. I tempi di Cézanne sono passati. E Breton diceva “il modello sarà un modello interiore o non sarà. Nelle opere di Franco Rinaldi quello che troviamo sempre è l’espressione, la trasfigurazione, la trasmutazione di un modello interiore… [la seconda è] riconoscere che le polarità – quando sono elevate, trascese – diventano da conflittuali a complementari. Nelle opere di Franco Rinaldi io trovo sempre questa esigenza di superare, trascendere le opposizioni, le polarità”.
Anche le opere ispirate a D’Annunzio sono popolate da montagne volanti che sorreggono occhi socchiusi, lune e soli che si duplicano, giochi di equilibri complicati, nuvole solitarie, costellazioni di occhi. E il libro che accompagna la mostra, oltre ad affiancare le opere di Rinaldi alle poesie di D’Annunzio, è ovviamente dedicato “a Alda Merini poesia pura”.